CRITICAL TEXTS

PROFILI URBANI E ARCHITETTURE SOSPESE NELLE OPERE DI DANIELA CASADIDIO
PROFILI URBANI E ARCHITETTURE SOSPESE NELLE OPERE DI DANIELA CASADIDIO
Simonetta Pavanello
Un intreccio di fili percorre le tele segnate da linee prospettiche, imponenti gru svettano su metropoli deserte velate di grigio, la Città Ideale di Daniela Casadidio si è persa nel viaggio dalle Marche alla Lombardia, dove vive ormai da tempo.
Diplomata in arti grafiche all’istituto d’arte di Fabriano, si specializza all’Accademia di Arti Figurative di Cusago con l’artista Vittorio Emanuele, dove inizia la carriera di pittrice ed entra nella scuderia della Hernandez Art Gallery di Milano.
Le sue tele sono oniriche visioni di desolate architetture urbane, profili di container disegnano porti marittimi intuiti nella verticalità delle ciminiere, mentre binari e rimesse procedono paralleli verso luoghi non definiti.
Le opere di Daniela Casadidio, tracciano un viaggio immaginario caratterizzato dalla complessità architettonica e dalla dimensione contemporanea di straniante incomunicabilità umana.
All’interno di un confine tracciato di snodi e segnaletiche mancate, si stagliano masse e cromie fluite da uno scenario post atomico, dove il passaggio umano non solo non è pervenuto, ma è volutamente escluso dall’inquadratura scelta.
Nelle sue città, sono ripresi scorci di luoghi reali nei quali l’artista elabora la sua concezione fantastica e metafisica, lo sguardo si perde nel silenzio incantato che genera atmosfere sospese e protese nel vuoto.
I particolari tagli prospettici sono curati nei minimi dettagli, le luci e i toni soffusi sono equilibrati da un ricercato gioco di ombre e riverberi contrapposti, dove perdersi e ritrovarsi diventa un gioco di memoria visiva.
01/03/2019
Racconti Urbani
Racconti Urbani
Fabio Marcelli
L'immagine, fotografica o dipinta, ferma il racconto della città: quel fluire ininterrotto di suoni, luci, voci, insegne, odori che chiamano città. La pittura di Daniela Casadidio nasce dentro una ricca tradizioni di maestri della figurazione che hanno dedicato il proprio sguardo ai contesti urbani. Ne ricordiamo due tra i più sensibili, importanti e noti: Edward Hopper e Renzo Vespignani. Del grande maestro statunitense, Daniela Casadidio continua il racconto del disincanto urbano, dipingendo visioni esaltate da una luce inquieta e diffusa. Delle opere urbane di Vespignani, la pittrice ricorda e evoca la poesia nostalgica, delle forme di palazzi e di strade ferrate che diventano segni di un passaggio senza i colori del verde. Le città sono un immenso scrigno di contrasti e storie di vite, ciascuno di noi, davanti a un quadro di Daniela Casadidio, trova un contesto per una memoria o per il racconto figurato di un futuro.
01/03/2018
Daniela Casadidio
Daniela Casadidio
FABER
Daniela Casadidio elabora la propria passione pittorica, dipingendo le vie caotiche delle città e di Milano, in particolare, con i suoi alti palazzi, tra le luci soffuse, le insegne ed i lampioni accesi, quando giunge la sera. Influenzata dall'estro pittorico dell'americano Edward Hopper, segue un realismo espressionista moderno, di notevole effetto. Osservatrice attenta del contesto urbano, Daniela descrive con la pittura le strade, dominate dai grandi palazzi, i binari dei tram, che passano al centro dei viali o lungo le file infinite dei platani lombardi. L'artista continua il suo racconto, per immagini naturali delle città, con le sue composizioni che si fanno, man mano sempre più delicate, soffuse e poetiche, immerse in una atmosfera adombrata, il calar del sole. Rafforza la luminosità plastica, rarefacendo i contorni di oggetti, lampioni, case, strade, sottopassi sospesi fra realtà e visioni diffuse ed inquietanti, Daniela, quando dipinge sembra che la natura svapori intorno a lei, in un dissolvimento di nebbie leggere e colorate, che solo la sua sognante fantasia sa vedere e gustare, fino a sentire "realtà viva". Da queste nebbie, l'artista riafferra i luoghi di Milano e di altre grandi città e ce li propone sulla tela, evanescenti e pur reali, leggeri ed ariosi, intrisi di luce colorata, immediatamente percettivi, dove la sensazione visiva tende ad idealizzarsi in visione lirica. Le scanzioni delle prospettive, tra luci ed ombre, spazi e volumi, si armonizzano in realtà scenografiche tridimensionali, narrate con sapienti manipolazioni di luce, tanto che le fanno intendere nei suoi significati esistenziali.
01/03/2017